La morte e la fanciulla
Una donna, in un paese recentemente liberato dalla dittatura, riconosce nella voce di un visitatore casuale quella del “dottore” che l’ha torturata e stuprata molti anni prima, quando era prigioniera politica. Decide di mettere il mostro sotto processo, ma in privato, con il marito avvocato come difensore del presunto carnefice. Il problema morale dell’individuo si complica subito quando le parti di accusato e di persecutore si invertono. Come giustificare la vendetta, l’inchiesta e la punizione decise dal giustiziere individuale?
Questo è il dramma di una delle molte vittime delle dittature militari, potrebbe essere ambientato in Cile come anche in altri Stati che hanno conosciuto regimi dittatoriali. Come ci conferma l’autore, Ariel Dorfman, lui stesso perseguitato politico sotto il regime di Pinochet, l’aver collocato il dramma in un periodo di ritrovata democrazia, ha potuto far emergere lo straziante conflitto interiore, speculare a quello pubblico, generato da una mancata giustizia, che per motivi di convenienza sociale non poteva essere applicata.
Lo spettacolo, realizzato grazie anche al contributo dei fondi per le attività culturali della Università La Sapienza di Roma, ha debuttato nel marzo del 2003 presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza ed è stato poi rappresentato nell'aprile del 2004 presso il Teatro Casa delle Culture ricevendo il Patrocinio di: Amnesty International Sezione Italiana, Ambasciata del Cile e Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma.
“Prima di dimenticare, bisogna almeno sapere chi perdonare" Ariel Dorfman
Teatro Casa delle Culture, aprile 2004
Università La Sapienza di Roma marzo 2003
con: Anna Rita Scalmani, Ludovico Nolfi, Gianluca Russo
disegno luci: Luca Barbati
regia: Ludovico Nolfi